LETTERATURA EROTICA

i libri e gli autori più "eccitanti" che abbiamo letto!

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  1. falling
     
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    io su richiesta ho scritto cosine del genere...poi però ho avuto problemi...
     
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  2. antorusso81
     
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    CITAZIONE
    io su richiesta ho scritto cosine del genere...poi però ho avuto problemi...

    wow! hai scritto racconti erotici? e ke tipo di problemi hai avuto?
     
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  3. falling
     
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    storie di ossessione...le ricordo con dispiacere...
     
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  4. antorusso81
     
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    THEOPHILE GAUTIER
    POESIE LIBERTINE (1853-'74)

    Queste traduzioni attualmente introvabili (ho avuto la fortuna di trovare una edizione Savelli 1981 sulle bancarelle...) presentano dei momenti di gaudente pornografia, da parte di un grande esteta del quale tra l'altro ho gustato "Mademoiselle Maupin" e il bellissimo "Capitan Fracassa".

    Da citare l'incipit di "Solitudine":

    Mi s'è rizzato troppo. Dai pantaloni
    estraggo il mio cazzo che scappella
    il suo fungo.
    Stare a mezzogiorno, da soli in camera,
    in un testa a testa col proprio membro,
    è una bella jella!
    //
    Il mio pendolo mi batte il ventre;
    in un qualcosa devo pur entrare,
    culo, bocca o fica.
    [...]

    e, per i miei gusti personali (essendo una delle parti del corpo più eccitanti), la breve lirica "L'ombelico":

    Ombelico, ti amo, astro del ventre
    occhio bianco nel marmo scolpito,
    e che Amore ha messo al centro
    del santuario dove lui solo entra
    come un sigillo di voluttà.

     
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  5. antorusso81
     
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    ALFRED DE MUSSET (?)
    GAMIANI ( 1834 ? )

    Un classico dell'erotismo è questo meraviglioso libello, "Gamiani", attribuito al grande poeta Alfred de Musset.
    Si fa gustare dall'inizio alla fine, col linguaggio enfatico tipico del Romanticismo che finisce per patinare la pornografia fatta di orge, sesso etero e lesbico, sadismo.

    Cito un estratto:

    "Sempre immobile, ero piena di spavento, rassegnata a morire, eppure, man mano che recuperavo il possesso dei sensi, provavo un prurito singolare. Il mio corpo fremeva, era in fuoco. Mi agitavo lubricamente, come per soddisfare un desiderio insaziabile. Di colpo due braccia nervose mi afferrarono. Un qualcosa di caldo, di teso, venne a battere sulle mie natiche, scivolò più in basso e mi penetrò d'improvviso. Mi parve di esser squarciata in due. Lanciai un urlo spaventoso, che fu coperto da scoppi di risa. Due o tre scosse tremende riuscirono ad introdurre per intero il rude flagello che mi massacrava. Le mie cosce sanguinanti si incollavano alle cosce del mio avversario. Mi sembrava che le nostre carni si unissero sino a fondersi in un unico corpo. Tutte le mie vene erano turgide, i miei nervi tesi. Quel vigoroso sfregamento che subivo, e che veniva prodotto con agilità incredibile, mi infiammò al punto che credetti d'aver dentro un ferro rovente.
    Caddi ben presto in estasi. Mi parve di essere in cielo. Un liquido vischioso e bruciante venne a inondarmi d'improvviso, mi penetrò sin nelle ossa, mi eccitò sin nel midollo... Oh, era troppo! Fondevo come lava ardente... Mi sentivo correr dentro un fluido attivo, divorante. Ne provocai l'eiaculazione con scosse furiose, e caddi sfinita in un abisso senza fine di voluttà inaudita..."

     
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  6. Ivänenke_Von_Leverkùhn
     
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    Letteratura erotica..... quello che scrivo io!!! ahahahaahha ;) no, allora, seriamente, Isabella Santacroce?????
     
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  7. antorusso81
     
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    CITAZIONE (Ivänenke_Von_Leverkùhn @ 11/3/2008, 12:13)
    Letteratura erotica..... quello che scrivo io!!! ahahahaahha ;) no, allora, seriamente, Isabella Santacroce?????

    Isabella Santacroce è un personaggio irritante, dal maledettismo troppo accentuato che in quanto tale fa un effetto teatrale e falso:
    non bisognerebbe mai mostrare di voler interpretare un cliché (quello della donna fatale e maledetta e perversa e con tendenze suicide ecc.), si finisce per diventare preda degli sciocchi.

    Tuttavia la sua scrittura, che un'amica mi ha fatto conoscere dagli esordi di "Fluo" e "Destroy" fino al romanzo "Revolver", la trovo godibile, fresca, spesso poetica, eppure anch'essa spesso troppo "esagerata", come il personaggio che deve rappresentare, una maschera troppo evidente per indurre nel lettore l'orrore di realtà che avrebbero a mio avviso bisogno di un qualcosa di più gelido e arido, secco e puramente marcio...
    (Per intenderci, se leggiamo "La scimmia sulla schiena" di William S. Burroughs o qualcosa di Hubert Selby jr possiamo "percepire orridamente" certe vite maledette, con la Santacroce invece le vediamo attraverso uno schermo televisivo dai colori troppo vivi che sfocano i contorni sino all'inverosimile).


    (P.S.: ho visto il sito letterario, faccio i complimenti e i miei migliori auguri a te e a chi ti accompagna in questo progetto)
     
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  8. antorusso81
     
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    CITAZIONE (El-rei @ 9/12/2007, 16:21)
    Del secondo gli umori, le mutande sporche, gli odori residui tra le lenzuola consunte, non sono altro che sembianti di un bisogno di sentirsi amati e farsi del male, credere ad una bugia e dirsene di più; allora prima di ritrovarsi sbattuta in faccia, di nuovo, la realtà, meglio darci dentro un altra volta, o almeno farsi una sega ripensando a quanto possa essere potente il corpo del tuo amato che non vuole senrtire ragioni, e si ostina a ricercare il suo piacere contronatura.

    DARIO BELLEZZA
    LETTERE DA SODOMA (1972)


    Nulla da aggiungere su quanto sopra detto, se non che la lotta del protagonista omosessuale con una società che lo ritiene un diverso, letta oggi appare tediosa e lamentosa,
    il libro comunque è a tratti godibile essendo scritto con eleganza e con una buona dose di sincerità.

    Da citare la scena in cui il protagonista, Marco, descrive di quando una pazza innamorata di lui tenta di violentarlo:
    "E quando cercò di violentarmi, e mi montò addosso, e al suono di una di quelle canzonette che erano la sua passione e che dicono sempre le stesse insulse cose, che lui ama lei, e non sa perché, e amando lei ama la vita, mi sbottonò i pantaloni e il mio sesso rimase meschino e offeso e non volle giustamente eccitarsi, neppure quando Aspasia lo prese in bocca, e chissà perché mentre disperatamente lo succhiava io avevo quasi il presentimento che ad un certo punto me lo mangiasse - : e allora violentemente mi liberai di lei e prima di uscire dalla sua stanza le dissi con aria tragica : <<ho la sifilide!>>"

    e poi uno dei molti momenti in cui Marco tenta di sfogare i suoi impulsi sessuali rabbiosi catrati da un amore infelice:
    "Così, mentre tornavo verso casa l'eccitazione di possedere almeno nell'immaginazione il fantasma di quell'angioletto è stata irresistibile. Non volevo perdere l'odore che avevo ancora nelle narici del suo corpo sudato e mi sono imbucato in un pisciatoio all'angolo di Ponte Garibaldi e lì mi sono masturbato. Non sapendo come liberarmi del mio seme, l'ho mangiato, anzi leccato. E infantilmente l'ho trovato buono. Questa è una delle tante vie della conversione: una via lavata dal seme candido di tanti ragazzini.
     
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  9. antorusso81
     
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    GOFFREDO PARISE
    L'ODORE DEL SANGUE (1986)

    E' il libro che sto studiando per la tesi, un libro che fin dalla prima lettura, 3 anni fa, mi affascinò per la sessualità morbosa, una sessualità fatta di gelosia ossessiva, di possessività, di invidia e paura del pene, molto vicina a certe opere di Tanizaki.
    Protagonista è una coppia di cinquantenni, di cui Filippo, l'io narrante, analizza, da analista quale è, quella parte della sua vita in cui la moglie Silvia si innamora di un ragazzo di trent'anni più giovane scatenando la gelosia del marito e vivendo l'inferno di un rapporto impossibile con un fascista violento e problematico.

    Bellissima la descrizione che fa Filippo del sesso di Silvia, descrizione capace di individualizzare e rendere unico questo sesso:
    "Non amava particolarmente, anche se non lo rifiutava, l'amore orale, per quello che riguardava me, dava invece segni di indifferenza per quello che riguardava lei. Si sarebbe detto quasi per natura. Infatti mentre la bocca di Silvia, dalle labbra così gonfie e dure e protuberanti, si sarebbe detto fatto apposta per l'amore orale, così non era per il suo sesso che, al contrario, era quasi nascosto dentro un grosso pube anche quello proteso, rotondo, duro e muscoloso, da cui, come nell'ostrica del Giappone, nulla filtrava alla vista nemmeno a gambe aperte: non si vedeva nulla, solo un infittirsi e uno scurirsi del pelo intorno a quella che si sarebbe detta una piega e non una fessura. Solo al tatto e penetrando all'interno si poteva sentire le labbra e il clitoride che aveva molto alto e quasi introvabile tanto si confondeva con l'osso del pube: e solo in condizioni di grande eccitamento se ne poteva sentire il gonfiore che scompariva però nei meandri di un sesso lungo e largo anche se nascosto. Solo lei pareva conoscerne molto bene la sensibilità quando si masturbava, ma pareva che le dita della sua mano riunite salvo il medio, un poco più allungato versop l'interno, sfregassero il pelo all'estremità del ventre molto in alto e non più giù, come moltissime altre donne".
     
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  10. antorusso81
     
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    ANAIS NIN
    IL DELTA DI VENERE (1969)

    Da questa raccolta di racconti erotici di Anais Nin si potrebbero trarre molteplici passi che sono al di qua e al di là della pornografia, che siano essi leniti dalla poesia, oppure nudi e crudi.
    Si afferma che la scrittrice americana sia stata sessualmente frigida, eppure la capacità di rendere le scene di sesso dal punto di vista fisico, anatomico, la capacità di cogliere e manifestare il piacere erotico, è una capacità rara in letteraura. Parecchie perversioni sessuali sono raccontante, ma senza morbosità, con la leggerezza di tocco di chi vorrebbe rendere su carta la magia e l'inesplicabile incanto che è nella sessualità.

    Dal racconto Artisti e modelle:
    Mi mise un dito nel sesso. "Ora voglio che tu ti contragga intorno al mio dito. Hai un muscolo lì, che può contrarsi e allentarsi intorno al pene. Prova."
    Provai. Il suo dito era un piacevole tormento. Dato che non lo muoveva, cercai di muovermi io, dentro alla vagina, e sentii il muscolo di cui mi aveva parlato aprirsi e chiudersi, dapprima debolmente, intorno al dito.
    Millard disse: "Sì, così. Più forte adesso, fallo più forte."
    Così feci, aprendo e chiudendo, aprendo e chiudendo. Dentro era come una piccola bocca, che si stringeva intorno al dito. Volevo prenderlo dentro, succhiarlo, così continuai a provare.
    Poi Millard disse che avrebbe inserito il pene senza muoversi, mentre io avrei dovuto continuare a contrarmi dentro. Cercai di imprigionarlo con forza sempre maggiore. Il movimento mi eccitava e sentivo che avrei potuto raggiungere l'orgasmo in qualsiasi momento. Ma, dopo che l'ebbi stretto molte volte, succhiandogli il pene, si mise a gemere all'improvviso di piacere e incominciò a spingere più in fretta, incapace a sua volta di trattenere l'orgasmo. Io continuai il movimento intorno e raggiunsi l'orgasmo a mia volta, nel modo più meravigliosamente profondo, fin giù nell'utero.


    Da Il Basco e Bijou:
    Fu costretta a pregarlo: "Infilalo ancora dentro." Allora lui lo fece entrare solo a metà, in modo che lei potesse sentirlo senza tuttavia poterlo stringere, senza poterlo trattenere. E finse di volerlo lasciare così a mezza strada per sempre. La donna voleva muoverglisi incontro, e avvolgerlo tutto, ma si trattenne. Avrebbe voluto urlare. La carne che lui non toccava bruciava alla sua vicinanza, In fondo al ventre c'era carne che chiedeva di essere penetrata, si incurvava, si apriva per succhiare. Le pareti di carne si muovevano come anemoni di mare cercando di risucchiare il sesso di lui, che però si avvicinava solo quel tanto che bastava a scatenare correnti di un piacere torturante. L'uomo si mosse di nuovo, guardandola in viso, e vide che apriva bocca. La donna avrebbe voluto sollevarsi sul corpo e prendere il sesso di lui completamente dentro di sé, ma aspettò. Con questa lenta tortura, il Basco la portò sull'orlo dell'isteria. Viviane aprì la bocca come a rivelare la disponibilità del suo grembo, la sua fame, solo allora egli spinse fino in fondo e sentì le sue contrazioni.
     
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  11. ferminadaza
     
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    una cosa che non c'entra nulla, scusate l'off topic...antorusso81, anche io sono di pozzuoli!
     
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  12. mj3
     
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    CITAZIONE (ferminadaza @ 29/4/2008, 15:05)
    una cosa che non c'entra nulla, scusate l'off topic...antorusso81, anche io sono di pozzuoli!

    Mi associo alle scuse di ferminadaza... Anch'io sono di Pozzuoli! ;)
     
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    CITAZIONE (ferminadaza @ 29/4/2008, 15:05)
    non c'entra nulla

    :B): C'entra, c'entra... se lubrifichi c'entra!
     
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  14. ferminadaza
     
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    CITAZIONE (Hamlet da Hamelin @ 29/4/2008, 23:51)
    CITAZIONE (ferminadaza @ 29/4/2008, 15:05)
    non c'entra nulla

    :B): C'entra, c'entra... se lubrifichi c'entra!

    non ne ho dubbi...
     
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  15. antorusso81
     
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    JEAN GENET
    POMPE FUNEBRI (1947)

    Di Jean Genet ho letto diversi libri, e in ognuno vi si trova una forma di erotismo ancora dal profumo romantico, con un linguaggio poetico che tende ad elevare quei frammenti di sesso che il suo autore spesso descrive (miscelando il linguaggio alto con l'argot, con un effetto davvero strano). Sartre e Bataille hanno parlato stupendamente del concetto di "santità nel male" che pervade l'opera di Genet, della presenza del rituale, della sacralità, soprattutto nell'erotismo.
    Genet si sofferma in particolare in questo libro sul concetto di "solitudine morale":
    Ho creduto d'attingere una solitudine morale dove nessuno possa raggiungermi innalzando - altezza ch'è virtù a mio uso e consumo - il rovescio delle virtù usuali. Ho voluto esser traditore, ladro, predone, delatore, odiatore, distruttore, individuo sprezzante, vile. A colpi d'ascia e d'urli recidevo le funi che mi tenevano legato al mondo della consueta morale, talvolta mi mettevo a scioglierne metodicamente i nodi. Mostruosamente, mi allontanavo da voi, dal vostro mondo, dalle vostre città, dalle vostre istituzioni.

    Il libro, strutturato in maniera complessa e narrante più storie, si incentra principalmente sull'assassinio del partigiano Jean D. durante il periodo della Resistenza in Francia (periodo storico trattato: agosto 1944). Il punto focale utilizzato è quello dei "cattivi", i collaborazionisti e i tedeschi.

    Le scene di sesso presenti in tutta l'opera di Genet sono in gran parte di amori omosessuali, omosessuale essendo l'autore, reietto della società già da bambino per la sua sessualità e per la sua propensione al crimine (entrò ed uscì dal carcere più volte, nel corso della sua vita).
    Particolarmente bella la descrizione dell'amore tra un giovane tedesco, Erik, e un boia:
    Erik e il boia si tenevano abbracciati stretti, a faccia a faccia. Erik aveva gli slip strappati. I suoi pantaloni di panno kaki, cadendo, formavano fra le gambe un mucchio di stoffa spessa, e nella nebbia lasciavano che contro la corteccia rossa si schiacciassero le natiche dalla carnagione delicata, ambrata, preziosa all'occhio quanto quella stessa nebbia di latte, composta d'una materia dotata d'un suo oriente come una perla. Sospeso con tutt'e due le braccia al collo del boia, Erik non toccava più coi piedi l'erba bagnata. Sole, vi si strascicavano le brache di panno crollate fra i polpacci nudi e le caviglie. Il boia, con la coda ancora rigida infilata fra le cosce strette d'Erik, lo sosteneva e sprofondava nella terra grassa. Le loro ginocchia squarciavano la bruma. Il boia stringeva il ragazzotto contro di sé e, nello stesso tempo, premendolo contro l'albero, gli schiacciava il sedere su quello. Erik tirava a sé la testa dell'uomo, il quale si accorgeva che la muscolatura del marmocchio era solida e la sua violenza terribile. In tale posizione, essi restarono immobili per qualche secondo, i due volti premuti con energia, guancia contro guancia, e il boia per primo se ne staccò, avendo scaricato fra le cosce dorate, e dalla bruma del mattino vellutate, d'Erik. Anche se durò soltanto un breve istante, la posizione era bastata per far nascere fra il boia e il suo aiuto di quella mattina un sentimento di tenerezza simultanea: d'Erik verso il boia ch'egli teneva per il collo in un modo che poteva essere soltanto tenero, e del boia verso il ragazzotto giacché, pur se reso necessario dalla diversa statura dei due maschi, il gesto era così dolce che anche l'uomo più duro si sarebbe sciolto in lacrime. Erik amò il boia. Volle amarlo, e a poco a poco si sentì avvolto fra le immense pieghe del leggendario mantello rosso in cui si rannicchiava mentre di tasca cavava un pezzo di giornale porgendolo con atto gentile al boia che lo prese per asciugarsi la coda.
    - Amo il boia e fo l'amore con lui, all'alba!


    Per la descrizione di Jean D.:
    Il corpo di Jean era una fiala veneziana. Non dubitavo che sarebbe giunto un momento in cui tale linguaggio meraviglioso da lui tratto, come il filo svolto riduce il gomitolo, ne avrebbe ridotto il corpo, lo avrebbe consumato fino alla trasparenza, fino al chicco di luce. Mi rivelava il segreto della materia di cui era composto l'astro che l'emetteva, e che la merda accumulata nell'intestino di Jean, il suo sangue denso e lento, il suo sperma, le sue lacrime, la sua melma non erano la vostra merda, il vostro sangue, il vostro sperma.
     
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40 replies since 9/12/2007, 12:03   10485 views
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