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Pagine Azzurre

Un ricciolo che fa rumore, A Milano, una discussa opera l'arte

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Azulea
view post Posted on 11/5/2005, 22:24




L’assessore Zecchi: quando la vedrò ne dirò tutto il male possibile.
L’autore si difende: è più scandaloso appendere bambini


Il «Ricciolo di donna» fa litigare Milano

Salvini (Lega): pessimo gusto. La Russa (An): fa parte di un’esposizione, ognuno potrà giudicare

Annachiara Sacchi


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Un'immagine dell'opera


MILANO - La città divisa da un «ricciolo di donna». È una scultura lunga dieci metri, in vetroresina e ferro, a far discutere i milanesi. È un’immagine che rimanda all’intimità femminile a far scendere in campo gli intellettuali - quelli che gridano alla «banalità» e quelli che «purché si faccia sperimentazione» - a scatenare politici e amministratori. È bastato annunciare l’arrivo dell’opera di Silla Ferradini davanti alla Triennale, il 6 maggio prossimo nell’ambito del MiArt, per scaldare gli animi. Per far dire all’assessore alla Cultura, Stefano Zecchi: «Mi rifiuto di giudicare un’opera da una foto. Ma dal 6 maggio ne dirò tutto il male possibile».
Per riportare a Milano il clima incandescente dell’anno scorso, quando Maurizio Cattelan appese tre manichini a un albero di Piazza XXIV Maggio. Il capogruppo milanese della Lega, l’europarlamentare Matteo Salvini, è severo come un anno fa, quando minacciò di andare a sabotare la scultura di Cattelan: «È una provocazione di cui Milano potrebbe fare a meno. Quella di Ferradini ci sembra un’idea di pessimo gusto, anche se non vogliamo imporre nessuna forma di censura. Certo, sarebbe il caso che qualcuno desse un occhio a quello che entra in città. Noi, comunque, non andremo. E speriamo che anche gli altri milanesi non lo facciano». Non visiterà l’installazione nemmeno Salvatore Carrubba, ex assessore alla Cultura di Milano: «L’arte contemporanea - precisa - più che trasmettere emozioni suscita reazioni. Vuole provocare. Ma bisogna sempre preoccuparsi di non urtare la sensibilità delle persone. Se quello di Ferradini fosse un linguaggio esasperato, allora il problema si porrebbe».

Ignazio La Russa, vicepresidente di An, non si scandalizza: «Se non altro il ricciolo sarà sistemato nell’ambito di un’area espositiva. Sarà a disposizione di chi già si aspetta certi linguaggi artistici. Non come successe lo scorso anno con la creazione di Cattelan, imposta a qualsiasi tipo di pubblico. Ognuno, poi, può dare un suo giudizio. Il mio non è molto positivo, ma ogni epoca ha quello che si merita». Pierfrancesco Majorino, segretario cittadino dei Ds, replica: «In città ci deve essere spazio per questa e altre opere d’arte. Fa parte della libertà di espressione. Spero che non si ripetano episodi come quello dello scorso anno, con l’anatema contro i tre manichini di Cattelan. Confido nell’intelligenza dei milanesi».

Si difende lo scultore milanese, settant’anni e settecento opere all’attivo. «La mia è una creazione piacevole e divertente, che rientra nel progetto "Arte da mangiare". Trovo più scandaloso appendere bambini a un albero che fare di un pube il soggetto di un’installazione. Ho creato anche tante opere sacre, ma cosa c’è di più sacro della porta della vita?». Anche gli intellettuali si dividono. «Se almeno lo avesse fatto vero, quel ricciolo - commenta l’architetto Italo Rota - sarebbe stata una cosa più stravagante». È durissimo Philippe Daverio, critico d’arte: «È un’opera banale, non è una provocazione. Questa è la cultura che si merita la nostra città».

Ma Milano è anche sperimentazione coraggiosa. Così la pensa la regista Andrée Ruth Shammah: «Il MiArt (la fiera dell’arte moderna in programma dal 5 all’8 maggio) è vitale, è riuscito a imporre un certo tipo di arte. È come un festival teatrale che propone tante cose: mi fido, vedo, ci sto». Conclude il presidente della Triennale, Davide Rampello: «Lo scandalo non viene certo da cose come queste. Al limite bisogna capire se l’idea ha un compimento vero o è solo un pretesto intellettuale. Per ora mi sembra solo tanta pubblicità. Ma sarà il pubblico a giudicare. Noi, comunque, non sapevamo quale installazione avrebbe decorato gli spazi di fronte alla Triennale: MiArt ha richiesto l'autorizzazione al Comune».


27 aprile 2005
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