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Pagine Azzurre

Profondo Gotico, architettura, pittura, romanzi e altro

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Rambaldo
view post Posted on 11/1/2005, 17:31




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Profondo Gotico


Stile artistico e scrittorio nato nel corso del XII secolo in Francia (nell'Île-de-France e nel nord del paese) e rapidamente diffusosi nel resto dell'Europa occidentale, egemonizzando arte e scrittura europee per almeno tre secoli. Dal punto di vista artistico l'architettura assurse dal 1140, grazie anche al lavoro pratico e teorico dell'abate Sugerio di Saint Denis, a modello e tecnica pilota del nuovo stile. Il gotico architettonico modificò profondamente le consuetudini costruttive del periodo precedente elaborando modelli di edifici a scheletro portante in cui il peso delle volte poggiava non più sull'intera parete ma su numerosi pilastri. Il più equilibrato scarico del peso favorì l'elevazione delle strutture, testimoniata dalle caratteristiche verticali degli edifici gotici, in primo luogo dalle cattedrali di Bourges e Amiens in Francia, di Salisbury in Inghilterra, di Treviri in Germania. Dal punto di vista pittorico, il modello guida del gotico era la vetrata (Chartres), mentre si trasformavano anche i canoni della scultura monumentale religiosa. La ricezione del gotico fu presto europea, prima in Inghilterra, poi in Germania e in Italia, dove i suoi principali propugnatori furono Benedetto Antelami e Nicola Pisano. Nel Trecento questo linguaggio artistico ormai internazionale cessò di avere un punto di riferimento centrale e si radicò nella geografia artistica europea in un incessante scambio di novità tecniche e culturali i cui centri propulsori erano assai diversificati (Borgogna, Avignone, Milano, Firenze, Siena, Praga). Il suo raggio d'azione era tale che lo stile imperante dalla fine del Trecento è ricordato come gotico internazionale. Certo nel corso del XV secolo le innovazioni si moltiplicarono (architettoniche a Firenze con Masaccio e Donatello, pittoriche nelle Fiandre), ma alcuni caratteri, come l'abbondanza dei dettagli e la ridondanza e complessità degli ornamenti, pur se molto diversi da quelli del gotico delle origini, mantennero una koinè europea di questo stile, centrale per la comprensione dell'evoluzione culturale del Medioevo. Anche il gotico come scrittura libraria, nato in Francia, si estese rapidamente in tutta Europa; pur distinguendosi in numerosi sottotipi, contribuì a mantenere, almeno sino all'espansione della stampa (e sino a questo secolo in Germania), una struttura culturale unitaria nell'Europa della fine del Medioevo.

G. Castelnuovo

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L'arte gotica è trasformazione degll'arte romanza, proveniente quindi dalla romana sebbene di questa conservi ben poco. Scompare infatti quasi totalmente l'arco a pieno centro o a sesto intero e subentra l'arco a sesto acuto che è la più spiccata caratteristica dell'arte gotica, chiamata appunto da molti archiacuta od ogivale. È, come tutti gli altri periodi, il riflesso dell'epoca storica cui appartiene ed è prodotto di maggior libertà e dell'affrancamento dal feudalesimo e dalle corporazioni religiose. Infatti gli artefici sono laici, riuniti in maestranza e laici sono gli architetti della maggior parte dei quali ci è pervenuto anche il nome, segno evidente che l'individualismo comincia a farsi strada in arte, il che, come abbiamo visto, manca nei periodi precedenti. I francesi e i tedeschi si disputarono e si disputano tuttora l'onore di aver dato i natali all'arte gotica. A noi basta solo accertare che l'arte gotica va in genere dal 1200 al 1500 circa; però in Italia ebbe sviluppo soltanto fino ai primi del 1400, epoca in cui si inizia il nostro Rinascimento. Si può distinguere anche questo stile in tre periodi di un secolo circa ciascuno. I tedeschi dettero a questi periodi i nomi di severo, ricco e tardo, i francesi di primaire, rayonnant, flamboyant o fleuri: distinzione basata, oltre che sulla data, sulla maggiore o minore severità o ricchezza d'ornamenti.



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Edited by Rambaldo - 11/1/2005, 21:09
 
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Sarah K.
view post Posted on 21/1/2005, 10:12




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Le Rune


Non è semplice spiegare in poche righe cosa siano le rune o quali siano le loro peculiarità, una breve definizione della parola runa potrebbe essere quella di simbolo alfabetico dalla forma angolare, il cui uso è quasi esclusivamente epigrafico e la cui diffusione in Europa è collegabile a quella dei popoli di stirpe germanica. Rileggendo la frase precedente ci si accorge di quante informazioni non vengano proposte, e di quante precisazioni siano utili per completarla: è possibile comunque prendere spunto da questa per cominciare ad indagare in modo più approfondito l'argomento. Il primo passo sarà l'analisi della parola runa; questa parola ha nella forma antico inglese run il significato di mistero o di segreto, e la si ritrova nella forma runa nella Bibbia in lingua gotica, in questo caso viene utilizzata per tradurre la parola mistero in un passo del Vangelo di Marco. Una ulteriore conferma del significato del termine all'interno delle lingue germaniche viene suggerita da un passo del poema Beowulf, nel quale un nobile di nome Æschere è definito runwita: noi sappiamo che Æschere è per Hroðgar uno dei nobili di maggior fiducia e occupa una posizione di maggior rilievo rispetto agli altri consiglieri del Cervo. Di questo possiamo trovare traccia nella parola con la quale il poema lo definisce: l'etimologia di runwita è composta da due elementi, il primo è appunto la parola run sul cui significato stiamo indagando, e il secondo è la parola wita, che indica la sapienza e la conoscenza, significato che permane nel tedesco moderno vissen per 'sapere' o nell'inglese moderno wit per 'prontezza di spirito'; quest'ultima è basata sulla medesima radice che si trova nell'italiano vedere e nel latino video, con il significato di una conoscenza che deriva dalla vista. Questo permette di pensare che Æschere discutesse con Hroðgar di segreti di grande importanza per il regno dei Danesi e che di tali segreti fosse esperto e sapiente consigliere, occorrenza che permette anche di confermare un significato 'mistero' per la parola runa.
Sull'origine di questi caratteri portatori di segreti si sono succedute, poi, tre teorie: l'una indirizzava l'attenzione degli studiosi sui contatti fra Romani e Germani, la seconda vedeva i Greci responsabili del perfezionamento dei caratteri runici, e la terza pensava ad un'origine determinata dall'incontro dei Germani con popoli Nord Italici.
La prima di queste ipotesi deve la propria stesura alla constatazione di alcune somiglianze fra i caratteri maiuscoli latini F, R, H, S e i simboli runici, Feoh (fehu) Raidho (rad) Hagalaz (haegell) Sowulo (sigel): le corrispondenze sono innegabili, ma piuttosto sparute se confrontate con le restanti rune che presentano un aspetto ben diverso dai caratteri latini. Inoltre il lasso di tempo nel quale dovrebbe essere avvenuto il contatto fra i due popoli non risulta convincente: per lo studioso danese L. F. A. Wimmer questo sarebbe avvenuto intorno ai primi anni dell'era volgare, in un'epoca che appare eccessivamente avanzata se si considerano i reperti risalenti al II secolo a noi giunti. Non concordano con i dati cronologici di questa teoria sia il perfezionamento che l'alfabeto runico presenta all'altezza dell'era volgare, sia pensare che nei secoli precedenti siano avvenuti contatti commerciali fra Romani e Germani tanto profondi da giustificare un'influenza dell'alfabeto latino su quello runico.

Altra informazione:

I germani conoscevano un sistema di scrittura nell'alfabeto runico (il termine runa, con cui si designa la singola lettera, deriva dal nordico runar runar "scrittura segreta", cf. gotico "runa" "mistero, segreto"), molto probabilmente esemplato su alfabeti etruschi nord-italici.
Ogni segno runico portava, oltre al valore fonetico, un valore concettuale globale spesso di ordine magico (così ad esempio la runa f oltre ad indicare il suono "f" designava da sola il concetto di bestiame e di ricchezza, cf. gotico "faihu"; la runa m oltre al valore fonetico di "m" indicava il concetto di uomo, cf. gotico "manna"; la runa j col valore fonetico di "o" è collegata al concetto di bene ereditario, cf. gotico "oþal").
Tale carattere pagano probabilmente indusse Vulfila, vescovo dei goti, ad elaborare un nuovo alfabeto che però conservava quei segni runici non per dei motivi di natura magica o religiosa, ma perchè quei segni avevano anche un importante valore giuridico, alla stregua di abbreviazioni.
L'alfabeto gotico si fonda essenzialmente sull'adattamento dell'alfabeto greco onciale del IV secolo (reinterpretato in quanto al valore fonetico di alcuni segni), arricchito di alcune lettere dell'alfabeto latino e, come già detto, di quello runico. Così come avviene in greco, i caratteri gotici indicano un numerale, due di essi hanno anzi quest'unica funzione.

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La seconda ipotesi vede derivare l'alfabeto runico da quello greco: l'ipotesi di O. van Friesen presenta le medesime difficoltà a riguardo della cronologia ricordate anche per la precedente teoria, e a queste si aggiungono somiglianze poco rappresentative fra i due alfabeti. In alcuni caratteri la somiglianza è ritrovabile solo ipotizzando un passaggio intermedio attraverso l'alfabeto latino, e per questi vale il discorso fatto in precedenza; certo non si possono negare contatti fra popoli germanici e cultura greca, o negare spostamenti verso sud ovest di alcuni di questi popoli, l'unico reale episodio di mescolamento fra carattere runico e carattere alfabetico greco rimane però quello dell'alfabeto gotico creato da Wulfila per la Bibbia in lingua gotica.
Considerare non del tutto affidabili queste due ricostruzioni non esclude che i popoli germanici abbiano avuto prolungati contatti con quello latino e quello greco: essi sono però avvenuti in un momento posteriore a quello di perfezionamento delle rune, e hanno comunque contribuito a formare un a nuova cultura portata verso nord da questi popoli e a creare un probabile raffinamento dei caratteri runici.
La terza teoria, formulata simultaneamente da C. J. S. Marstrander e da M. Hammarström, vede derivare l'alfabeto runico dai caratteri di un alfabeto epigrafico di origine nord italica detto dagli studiosi Venetico: questo alfabeto era usato probabilmente nelle antiche province della Raetia, del Noricum, della Venetia e della Pannonia, e prendeva a sua volta origine dall'alfabeto etrusco, non ancora del tutto decifrato e i cui suoni devono essere ancora individuati con certezza5. È elevato il numero delle corrispondenze fra i due alfabeti, dovute, secondo i due studiosi, a contatti avvenuti in un periodo che va dal V al I secolo a.C. fra popoli Nord Italici e un nucleo di Germani poi primi diffusori dei caratteri runici; questa teoria ha il suo fondamento su quattro punti che la definiscono:
    <li>la non casuale somiglianza di caratteri runici con segni Nord Italici;<li>il probabile contatto di popoli germanici con popoli e iscrizioni Nord Italiche;<li>la creazione del fuþark (altra denominazione dell'alfabeto runico derivata dalla lettura dei suoni delle prime sei rune) comunque prima del contatto con i popoli Nord Italici e con l'alfabeto latino;<li>lo spostamento di popoli e della scrittura runica verso la Scandinavia non più tardi del III secolo.
Alcune difficoltà rimangono nell'inquadrare i passaggi che hanno portato allo sviluppo del carattere runico a partire da quello italico, e quali suoni possano aver subito una mutazione nel passaggio dal periodo pre-runico a quello runico: è probabile che in questa fase all'interno dall'alfabeto siano stati inseriti simboli epigrafici appartenenti alla tradizione al fine di individuare quei suoni che erano estranei all'alfabeto ancora in sviluppo. A questo alfabeto deve essere aggiunto il corpo di segni derivati dall'alfabeto latino, prima che le migrazioni portassero questi gruppi tribali lontano dalle province dell'Impero: sarebbe dunque un alfabeto influenzato dalla lingua non indeuropea e dal corrispondente alfabeto degli etruschi ad aver dato origine alla scrittura runica. Conferma di questo ragionamento è l' Elmo B di Negau, ritrovato al confine fra Austria e Croazia dallo stesso Marstrander e da Kretschmer nel 1812, pezzo di artigianato Nord Italico che reca una scritta incisa intorno al III secolo a.C.: questa ci trasmette le parole ariᚷasti teiva, "il dio ospite degli eserciti", in caratteri Nord Italici. L' incisore è uomo di cultura germanica, punto di contatto fra le due culture e i due alfabeti, oltre ad essere con il suo operato un punto di conferma della teoria.
Meno immediata ancora è la ricerca di quale popolo sia stato il primo ad essere oggetto di questa influenza, e poco possono essere utili le fonti latine e le descrizioni fatte da Cesare e da Tacito: alcuni riconoscono negli Eruli un popolo dalla grande abilità nell'uso delle rune, e di questa loro conoscenza porterebbero segno nel nome. Poco sappiamo anche di questo popolo degli Eruli, essi avevano origine danese e dai Danesi furono scacciati dalle terre dove risiedevano nel III/V secolo; migrarono poi fino alla Moravia dove hanno forse primi contatti con gli alfabeti proto runici e successivamente runici, fino ad una totale padronanza del carattere runico e conseguente fama.
Le rune hanno espansione nell'intera Europa settentrionale, originando nel tempo tre varianti: una germanica comune di 24 segni, una inglese antica che presenta da 24 o 28 fino a 31/32 segni, e una islandese antica di 16 segni; questi segni hanno avuto utilizzi principalmente epigrafici, testimoniatici da un numero cresciuto nel tempo di incisioni su piccoli e grandi oggetti. Le rune resistono inoltre all'avvento del cristianesimo nell'Europa del nord, adattandosi a nuovi usi o continuando ad essere carattere alfabetico indipendente da quello latino. Il panorama degli utilizzi dell'alfabeto runico è piuttosto ampio, dimostrando la versatilità della quale le rune godono: prendendo come punti di riferimento le testimonianze runiche a noi giunte si possono definire i contorni dei tanti utilizzi fatti dai popoli germanici di questo alfabeto, sia prima che dopo la cristianizzazione.
L'alfabeto runico si sviluppa secondo forme tipicamente epigrafiche, e proprio le incisioni su materiali duri sono per noi il campo di studio maggiormente ricco di esempi con attestazioni di uso delle rune su pietre e lapidi tombali, su monoliti in commemorazione di sovrani o particolari eventi, su piccoli oggetti e pezzi di artigianato fatti con materie nobili, su utensili e armi e infine utilizzi librari ed epigrafici fatti in epoca cristiana. Analizzando ognuno di questi usi dei simboli runici si potrà inoltre cogliere, specie i epoca pre-cristiana, un utilizzo di queste iscrizioni runiche con un dichiarato intento magico e propiziatorio, derivato dalle leggende che circondavano l'origine delle rune.

Incisioni su pietre tombali

Iscrizioni runiche si possono trovare in forma di decorazione su molte pietre tombali scoperte nell'Europa settentrionale, esse in origine si confondevano con i motivi geometrici che decoravano queste lapidi e avevano lo scopo di proteggere il defunto dai saccheggi dei vivi o lo dovevano tenere lontano dal mondo degli uomini assicurandogli un riposo lungo e non turbato dalle creature viventi. Con il passare dei secoli, anche prima dell'epoca cristiana, queste lapidi cominciano a contenere il nome del defunto per darne memoria ai posteri e vengono depositate o nel luogo di sepoltura (si parla in questo caso di pillow stones, di uso specialmente cristiano) oppure poste nel luogo dove è avvenuta la dipartita. In quest'ultimo caso le iscrizioni sono spesso fatte da soldati che ricordano propri compagni di viaggio morti lontano dalla patria, fatto che ci viene testimoniato dalle scritte ritrovate sui leoni di pietra dal Pireo oppure dalle lastre di pietra scoperte sulle coste del Mar Nero.

Incisioni su strutture monolitiche

Le rune spesso sono anche scolpite su grandi massi posti in luoghi significativi o su strade importanti al fine di protrarre la memoria di grandi eventi e grandi fautori della storia di un luogo. Un esempio proveniente dall'area inglese è quello del frammento di Overchurch, nel quale il popolo chiede di pregare e ricordare Æthelmund, uomo che loro dovevano considerare degno di grande rispetto e da tutti conosciuto, tanto da non ricordare nell'incisione chi fosse stato Æthelmund o cosa avesse fatto per il popolo stesso. In area danese abbiamo le due Jelling stones poste, l'una, da Gomr e da sua moglie Thyre, regnanti di Danimarca, e la seconda dal loro figlio Haraldr Bluetooth, cristianizzatore dei Danesi, che in questo modo ha voluto ricordare la gloria dei suoi genitori e la propria di sovrano degno di esserne erede.

Iscrizioni su piccoli oggetti e utensili

Numerose sono le attestazioni di incisioni fatte su piccoli oggetti d'osso o di metallo, in parte per uso decorativo, e in parte con specifici intenti di protezione invocata nei confronti di chi li indossava o ne era proprietario; questo non esclude un fine puramente utilitaristico, in particolare quando le rune vengono incise su oggetti semplici, dei quali vanno a ricordare il nome del possessore, o a decorare oggetti femminili (pettini, spille o cofanetti di materiali non preziosi).
Differente è il motivo che porta ad incidere rune su oggetti ritenuti preziosi o su monete e manufatti in oro: spesso è l'artigiano stesso a praticare l'incisione al fine di rendere conoscibile a tutti l'identità dell'orafo, evento a noi visibile attraverso il Corno di Gallehus (400 d.C. circa) che porta incisa la frase "eK hlewagastiR holtijar horna tawido" traducibile con "io Hlewagasti di Holt feci il corno". Un discorso ancora a parte meritano le monete, per le quali dovevano esistere forme scaramantiche da incidere sulla superficie al fine di tenere lontani i tagliaborse o di intimorirli con la presenza dei simboli magici sulle monete, la parola scanomodu scritta in caratteri runici su di una moneta ritrovata in Inghilterra poteva forse avere questa funzione di deterrente contro i ladri, o probabilmente indicare il nome del loro possessore.
In esempi tardi le rune possono venire ad essere parte integrante della presentazione di manufatti che sono vere e proprie opere d'arte: degno di memoria è il Franks casket, cofanetto in legno ricoperto da lamine di argento sbalzato. I lati del cofanetto hanno un complesso apparato iconografico: raffigurano scene della vicenda di Sigfrido prese da alcuni poemi eddici, alcune scene tratte dall'episodio della nascita di Gesù, scene dell'antico Testamento e della vicenda di Romolo e Remo. I versi e i passi più significativi ai quali ogni scena si riferisce sono riscritti attraverso i segni dell'antico alfabeto germanico, portando per un momento questi caratteri al limite fra epigrafia e testo letterario.

Integrazione cristiana e uso letterario delle rune

La sopravvivenza delle rune all'avvento cristiano ci è attestata soprattutto da testimonianze dell'area inglese, zona ove la cristianizzazione ha creato vie di assorbimento delle tradizioni indigene del tutto uniche. Possiamo osservare la presenza di iscrizioni runiche sui bracci della Croce di Ruthwell, incisioni che corrispondono ad alcuni versi del poema antico inglese The dream of the Rood, e posizionate in modo da essere più che vero testo letterario un atto di simbolica unione fra la tradizione passata e la letteratura cristiana di argomento sacro. Stesse modalità di iscrizione presentano altre croci in pietra quali la Croce di Hackness, quella di Lancaster e quella di Thornhill, delle quali si conservano frammenti di grandezza anche esigua e che presentano le medesime caratteristiche delle incisioni della Croce di Ruthwell.
Uso cristiano delle rune si ritrova nelle già citate pillow stones, che tanto spesso si ritrovano nelle cripte di monasteri maschili e femminili al fine di ricordare l'identità del defunto, e nella trasformazione delle pietre sepolcrali da mezzi di protezione del defunto a luoghi dove si ricorda il suo nome e si chiede di pregare per lui e per la salvezza della sua anima.
L'area scandinava ci propone un utilizzo delle runa nei luoghi di culto, al fine di convertire templi dedicati a dei della natura alle celebrazioni cristiane: particolare è il caso della Bursery font, sorgente dedicata a culti politeisti che viene benedetta da un sacerdote cristiano per rendervi possibile lo svolgimento del culto. Accanto alla fonte è incisa in alfabeto runico la benedizione e viene ricordata la persona dell'incisore e del sacerdote che l'ha benedetta, al fine di permettere all'evento di essere considerato avvenuto senza possibilità di dubbi.
Un'interessante congiunzione fra sapienza runica e cristianesimo si ritrova nei versi del poemetto in antico inglese Solomon and Saturn dove le lettere che costituiscono il Pater Noster sono sostituite dai caratteri runici corrispondenti, volendo rendere il passo della preghiera cristiana un inno di battaglia; anche l'abate Ælfrich nel secolo XI utilizza in un sermone la parola runa, riconoscendo che la parola era sinonimo di magia.
Le rune entrano anche a far parte del patrimonio letterario cristiano dal momento che vengono in alcuni casi inserite in testi scritti in grafia latina, come avviene nel caso del Poemetto runico anglosassone, che affianca ad ogni runa un verso che ne vuole spiegare la simbologia, per lo più cristianizzata; di tale opera conserviamo però solo delle copie di un originale ritrovato da Hickes ed andato perduto in un incendio disastroso avvenuto nel secolo XVII. Nel poema eddico Atlamál leggiamo di messaggi scritti in alfabeto runico letti e non compresi dai protagonisti, e di questo tipo di testo runico possiamo avere testimonianza in area inglese dal poema The husband's message. In questo testo un messaggio viene inviato da una moglie a suo marito al fine di incontrarlo: il messaggio contiene dei simboli runici possono essere compresi sia nel loro valore di caratteri alfabetici, sia nel significato simbolico che hanno ricevuto dalla tradizione18. Non secondario è l'uso fatto da Cynewulf delle rune, che il poeta inserisce nei suoi versi ad uso di acrostico nel quale l'edotto lettore può leggere sia dei versi del poema che il nome del poeta; in ultimo, in Danimarca, è conservato nella biblioteca di Copenhagen il Codex Runicus contenente fra gli altri documenti in alfabeto latino il testo delle leggi del re Skane interamente scritto in caratteri runici.
Tutti questi esempi mostrano come, all'interno dell'assimilazione delle tradizioni nordiche, il Cristianesimo abbia conservato le rune mantenendone il contenuto epigrafico, inserendole in testi manoscritti non con l'intenzione di trasformare le rune in scrittura libraria, ma piuttosto per interesse di conservazione, da parte dei popoli neo convertiti, delle proprie identità culturali.

Gli usi magico-propiziatori delle incisioni sulle armi

La pratica di incidere rune su armi e oggetti specificatamente di carattere guerresco ha uno stretto collegamento con quel senso di magia che è trasmesso dalle rune: Tacito nel capitolo X della Germania descrive una pratica divinatoria ottenuta attraverso dei piccoli rami di tasso incisi con delle rune, e la mitologia e le saghe prodotte dalle varie tradizioni germaniche narrano delle grandi potenzialità racchiuse da questi segni. Le armi sono parte di un importante aspetto della cultura dei popoli germanici, quello della guerra: proprio in guerra maggiormente si ritengono indispensabili aiuto e protezione da parte degli dei, e questo aiuto è reso possibile con l'incisione di rune sulle armi. Le saghe parlano di armi famose per il loro valore in battaglia, alle quali viene addirittura attribuito un epiteto da chi le maneggia, Beowulf viene in possesso di più di una di queste armi e da esse viene tradito nonostante presentasse delle rune sulla lama. Agli osservatori moderni sono visibili esempi di queste armi incise, oggetti di forgia anche semplice che indicano la presenza di una abitudine radicata nella cultura della guerra. Su di una spada di legno è incisa la parola "messaggero di ritorno" in caratteri runici; su di una piccola spada a lama doppia (scramasax) è leggibile il nome del fabbro o del suo possessore o, meno probabile, della spada20. A questo proposito, una punta di lancia prodotta nel III secolo reca la parola raunia(z), "colei che saggia" o "colei che prova", e una seconda la frase "colei che attacca"; ancora spiegabile con ragionamento simile è la volontà di incidere la runa significante il dio Tyr (Teiwaz), dio della battaglia condotta con atteggiamento eroico, sulle proprie armi.
Esiste dunque un uso quanto meno scaramantico delle rune, segni che vengono a suggellare un patto fra terreno e ultraterreno, accordo che ha significato di protezione in cambio di devozione. Su tale aspetto dell'uso delle rune si vanno ad inserire i giochi di ruolo e le interpretazioni che essi danno della scrittura epigrafica tipica dei tanti popoli germanici.

Runa Significati Periodo Elemento Divinità Albero

Fehu - bestiame, ricchezza, traguardo, superamento degli ostacoli. dal 29/06 al 17/07 fuoco - terra Frey - Freya Sambuco
Uruz - forza, energie, vitalità e salute. dal 14/07 al 29/07 terra Tyr - Urd Betulla
Thurisaz - protezione, svolte positive. dal 29/07 al 13/08 fuoco Tyr Rovo
Ansuz - potere intellettuale, linguaggio, onestà, guide, colloqui positivi. dal 13/08 al 29/08 aria Odino Frassino
Raidho - ruota, movimento, ripresa di azioni dopo una stasi. dal 29/08 al 13/09 aria Ing - Nerthus Viburno
Kenaz - fiaccola, luce, chiarezza di vedute, guarigione. dal 13/09 al 28/09 fuoco Heimdall Pino silvestre
Gebo - dono, talenti, equilibrio, risultati felici. dal 28/09 al 13/10 aria Freya Olmo
Wunjo - fortuna, miglioramenti, soddisfazione in ogni campo. dal 13/10 al 28/10 aria Vjofn Frassino
Hagalaz - origine, causa prima, inevitabilità, problemi non modificabili. dal 28/10 al 13/11 acqua - (ghiaccio) Heimdall - Mordgud - Tasso
Naudhiz - bisogno, necessità, sacrifici, insoddisfazioni, prudenza. dal 13/11 al 28/11 fuoco Nott Faggio
Isa - ghiaccio, blocco di ogni azione, fallimenti, separazioni. dal 28/11 al 13/12 acqua - (ghiaccio) Rinda Ontano
Jera - stagione, raccolto, ciclo temporale, attesa, maturazione. dal 13/12 al 28/12 terra Frey - Freya Quercia
Eihwaz - morte e rinascita, purificazione, visioni, segreti, trasformazione dal 28/12 al 13/01 aria Ullr Tasso
Perthro - Caso, fortuna, intuizione, forze occulte, misteri della creazione, tentativo, azzardo dal 13/01 al 28/01 acqua Frigg Pioppo
Algiz - alce, difesa, protezione, soluzione dei contrasti,uomo. dal 28/01 al 12/02 terra Cerunnos Arunco
Sowulo - sole,energia, successo, trionfo. dal 12/02 al 27/02 aria Balder - Sol - Sunna Alloro
Teiwaz - ordine, stabilità,spirito competitivo, responsabilità,passione. dal 27/02 al 14/03 aria Tyr Quercia
Berkana - betulla, madre, nascita, generazione, fertilità. dal 14/03 al 30/03 terra Berchta Betulla
Ehwaz - cavallo, movimento, amicizie, trasformazioni. dal 30/03 al 14/04 terra Freya Frassino
Mannaz - collegamento,pensiero, comunicazioni verbali,classi sociali. dal 14/04 al 29/04 aria Rig Agrifoglio
Laguz - acqua, corrente, inconscio, intuito, arte medica, sblocco. dal 29/04 al 14/05 acqua Njord - Nerthus Salice
Ingwaz - fuoco, fertilità, famiglia, espansione, cooperazione, apice. dal 14/05 al 29/05 acqua Ing Melo
Othila - casa, recinzione, proprietà, beni materiali. dal 29/05 al 14/06 terra Odino Biancospino
Dagaz - mezzogiorno, entrata, cambiamenti improvvisi, passaggio. dal 14/06 al 29/06 fuoco Heimdall Abete rosso


Da qui si apre la strada verso un altro argomento che, di tanto in tanto, occupa qualche ora del mio tempo libero…si tratta dei giochi di ruolo (RPG) dove il personaggio che amo maggiormente interpretare, è una druidessa umana caotica neutrale, caratteristiche che mi diverte mettere in gioco …un altro personaggio che prediligo, è il bardo, ovviamente elfo – lirico elfico …comunque questa, è un’altra storia, che meriterebbe un topic a parte…(p.e. vedi berserk)

Bel topic, Rambaldo! :in_love.gif: ...e molto ampio...mi piace Orff e ho scritto questo post con uno fra i Carmina Burana che più mi piacciono, nella mente: Olim Lacus Colueram ...ma anche qui, vale la pena di pubblicare qualcosa a parte per i Candelo in Fiore etc...


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Edited by Sarah K. - 6/5/2006, 21:51
 
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Sarah K.
view post Posted on 21/1/2005, 11:18




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I Gargoyles



"...Una paura ancestrale mi avvolge nella bruma malsana della landa desolata dove mi trovo...continuo a camminare verso la mia meta ed il mio essere è sempre più cosciente di non essere solo in quel luogo dimenticato dagli Dei...all'improvviso, come un'apparizione demoniaca, come un fuoco fatuo che esce da una tomba, la statua di pietra che ho di fronte si scuote e ritorna a vita propria. L'adrenalina scorre incontrollata, e quando realizzo che non si tratta di uno scherzo della mia vista, scivolo nel più profondo terrore, mentre il Gargoyle mi fissa con occhi che niente hanno di umano..."

Howard Phillis Lovecraft - I RACCONTI DI CHTULHU


Il gargoyle, corrispettivo inglese del termine italiano doccione e derivato dalla parola latina, "gurgulio", è quella creatura mostruosa di pietra che si sporge dalla sommità delle cattedrali gotiche, in folta e minacciosa compagnia dei suoi simili.
Sono nate molte leggende attorno a queste figure grottesche, una della quali vuole che i gargoyles possano animarsi per difendere la loro chiesa allorché qualche malintenzionato vi si avvicini, ma in realtà essi svolgono di norma una mansione assai più umile: servono infatti a dirigere il deflusso dell'acqua piovana dalle grondaie fino al suolo, impedendo che la facciata e le pareti della cattedrale siano bagnate di continuo e dunque si logorino.
All'interno dei gargoyle sono nascosti tubi di ferro che fungono da canali di scolo e collegano la grondaia all'apertura della bocca dell'animale: in tal modo, in caso di pioggia, copiosi fiotti d'acqua vengono riversati a terra proprio dalle sue fauci spalancate.

Queste forme d'arte, sono comparse in Europa all’inizio del XXII secolo, un periodo in cui la maggior parte della gente era illetterata e superstiziosa… molte delle leggende originali sono andate perse o sono cambiate nel tempo. Alcuni di essi vengono descritti con collo lungo da rettile, muso snello ed ali membranose, in pratica draghi.
La mitologia medievale franco tedesca è ricca di storie e leggende d'ogni genere. Si narra infatti che coloro che commettevano gravi e ripetuti peccati nei confronti di persone vicine durante la vita terrena, fossero condannati a rivivere per l'eternità dentro statue di pietra dalle fattezze mostruose, che durante la notte riprendevano vita compiendo efferatezze d'ogni genere. Ancora oggi è possibile osservare queste statue sulle facciate delle cattedrali gotiche e su costruzioni di epoca similare, particolarmente in Francia e Germania
Più disegni sono stati aggiunti nel tempo alle forme mostruose: cani, maiali, pecore, mucche, leoni, cavalli, orsi, volpi, pantere, uccelli, fra gli animali; fra gli umani, monaci, cavalieri, gli uomini selvaggi e varie figure religiose e mitologiche come satiri e dei protettori.


...e questo è il mio gargoyle fermalibri...è avvinghiato ad una colonna portacandele ed ha uno sguardo cattivissimo…

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Edited by Sarah K. - 21/1/2005, 11:21
 
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2 replies since 11/1/2005, 17:31   3908 views
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